L'Occidente, e in particolare l'Europa, vive in una condizione di anestesia di massa che rende l'uomo incapace di un qualsiasi vero cambiamento interiore. Non è una deriva casuale, ma il risultato di decenni di scelte politiche, economiche e culturali volte a eliminare ogni frizione con la realtà. L'essere umano non cresce senza ostacoli e senza mancanza; eppure, abbiamo costruito un mondo dove il disagio è percepito come un'anomalia da rimuovere immediatamente, non come parte integrante del percorso di vita. Questa anestesia, che ci avvolge come un sudario confortevole, si regge su cinque pilastri, i muri di una prigione dorata.
1. Il Comfort Permanente. Dalle cure mediche al cibo, dal calore domestico all'intrattenimento, ogni bisogno è prontamente soddisfatto. Chi ne è privo viene visto non come parte della durezza naturale della vita, ma come vittima di un'ingiustizia. Questo stato di agio ininterrotto ha atrofizzato la nostra capacità di sopportare le difficoltà, sostituendo la resilienza con la richiesta costante di comodità.
2. L'Iperstimolazione Continua. Siamo sommersi da una valanga ininterrotta di immagini, notifiche e contenuti mordi-e-fuggì, un rumore costante che distrugge la nostra capacità di attenzione e di introspezione. Eppure, proprio l'attenzione e la quiete interiore sono gli unici strumenti per un autentico lavoro su di sé. Abbiamo scambiato la profondità con la superficialità.
3. La Narrazione Unica. Scuola, media e cultura popolare propongono una visione semplificata e filtrata del mondo. Non si incoraggia il pensiero critico, ma l'accettazione di un'unica visione della realtà. Ciò riduce la necessità di sviluppare un pensiero autonomo, minando le fondamenta di ogni percorso di conoscenza.
4. L'Individualismo Edonista. L'io e il suo piacere momentaneo sono diventati l'unica unità di misura. Concetti come comunità, destino collettivo e sacrificio sono svuotati di senso, relegati a vecchi cliché di un'era passata. Si vive per l'istante, dimenticando il passato e non costruendo il futuro.
5. L'Assenza di Prove Autentiche. Le istituzioni, tanto religiose quanto laiche, non propongono più veri percorsi trasformativi. Offrono spiritualità "light" e un attivismo superficiale che non tocca le radici dell'essere. Hanno perso la capacità di forgiare l'anima, limitandosi a decorare il guscio vuoto.
Il risultato è un uomo che non è solo impreparato al cambiamento, ma non percepisce nemmeno la necessità di cambiare.
La Crisi: Il Martello che Potrebbe Annullare il Vaso
In questo contesto, ogni appello alla rinascita rischia di restare lettera morta. La storia, purtroppo, ci insegna che l'unico shock capace di spezzare questo sistema anestetico è una crisi profonda e radicale: una guerra, un collasso economico, un disastro energetico o una pandemia con alta mortalità. Non si tratta di emergenze gestibili, ma di eventi che obblighino le persone a rinunciare a comfort, abitudini e certezze in modo immediato e irrevocabile.
Una crisi del genere, tuttavia, non garantisce automaticamente una rinascita. Può produrre due scenari diametralmente opposti:
Se l'uomo ha ancora un patrimonio morale e culturale vivo, il trauma può forgiare una generazione nuova, più consapevole e radicata.
Se invece la crisi lo coglie svuotato spiritualmente, la reazione sarà quella di un animale spaventato. Si manifesterà un tribalismo cieco, un ritorno al buio. Le conseguenze non sarebbero solo egoismo e violenza, ma un nuovo interregno medievale, dove la caduta di ogni struttura sociale porterebbe a carestie, malattie e una lotta selvaggia per la sopravvivenza. In un tale scenario, ogni progresso e ogni forma di umanità potrebbero essere annientati in un bagno di sangue, portando a un'autodistruzione senza precedenti.
Il Dramma del Terreno Arido
Il vero dramma è che nessuno, oggi, sta preparando l'uomo a livello interiore per affrontare un trauma trasformativo. Non lo fa la scuola, che si è ridotta a fabbrica di nozioni. Non lo fa la religione, annacquata nella burocrazia. Non lo fanno le strutture iniziatiche, spesso compromesse. Non lo fa la famiglia, spesso frammentata.
Il terreno è arido. Quando arriverà la crisi, non ci sarà il "sottosuolo" per far germogliare qualcosa di nuovo. Senza un lavoro individuale profondo, diffuso prima della catastrofe, l'Occidente non rinascerà; cambierà forma, probabilmente in peggio. E per fare questo lavoro oggi servirebbe la volontà di affrontare il dolore della trasformazione, che è esattamente la cosa che l'uomo europeo, in massa, rifiuta.
Ecco perché, temo, alla prossima grande crisi, la maggioranza non tornerà a essere "più umana"... ma solo più nuda.
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